17 novembre 2025 11:20 | Alberto Fabbri

Briegel: “A Verona la stagione più bella. Bagnoli il miglior allenatore che ho avuto”

“Il vostro è un Paese meraviglioso e mi ha sempre portato fortuna. Ai wurstel preferisco la bistecca fiorentina che ho imparato ad apprezzare grazie all'allora preparatore atletico della Sampdoria, Carlo Focardi, che spesso il lunedì mi portava a Firenze per visitare i musei ed i luoghi d'arte. Sarà un caso, ma contro la Fiorentina mi esaltavo e ho segnato ai viola in più di una circostanza. E ho fatto gol anche al Pisa appena tornato in serie A”.

AGRICOLTURA, ATLETICA E BUNDESLIGA

“I miei genitori Hans e Ilse avevano una fattoria a Rodenbach, paesino di poco più di 3mila abitanti della Renania Palatinato. Con mio fratello ho continuato a raccogliere patate o dare da mangiare ai maiali in azienda anche nei primi tempi di Bundesliga. Prima di affermarmi nel calcio lavoravo, studiavo come perito meccanico e dedicavo quattro ore al giorno allo sport: due all'atletica leggera e altrettante al pallone. Le mie specialità erano il salto in lungo e il salto triplo. Andavo bene anche nella corsa visto che sui 100 metri sono arrivato a 10 e 81. Ho fatto soltanto due gare di decathlon e nella seconda ho conquistato l'argento ai campionati Juniores della Germania”.

UDO SOPP, LO SCOPRITORE

Il primo ad aver avuto fiducia in me è stato Udo Sopp, responsabile del vivaio, pastore evangelico molto attento al lato morale dei calciatori, grande tifoso dei "diavoli rossi" con cui ho disputato in nove stagioni 240 presenze con 47 gol in campionato: divenne pure presidente del club. Fu lui a benedire il mio acquisto caldeggiandomi al tecnico Erich Ribbeck, poi ct della nazionale della Germania Ovest, che mi cambiò ruolo: da centrattacco a terzino sinistro.

OSVALDO BAGNOLI, IL MIGLIORE

Bagnoli è il miglior allenatore avuto. Faceva tutto da solo: correva con noi e restava in campo con noi anche sei ore al giorno: tre al mattino e altrettante al pomeriggio. Abbiamo vinto il campionato italiano 1984-85 con 14-15 giocatori e lui aveva solo Tony Lonardi come preparatore dei portieri. Grazie ai suoi allenamenti ho imparato a giocare anche con il destro. Non parlava una parola di tedesco, ma sapeva farsi capire molto bene. Alla vigilia della prima partita contro il Napoli al Bentegodi viene in camera e mi fa: "Tu, domani, Maradona". Tre parole, e io rispondo con una: "Sì". Poi esce senza salutare. La domenica marco Diego, faccio gol e vinciamo 3-1. Fu la mia più bella stagione con 27 presenze e 9 reti in campionato. Sa cosa le dico? Se ai mondiali del 1982 sulla panchina della nazionale tedesca anziché Jupp Derwall avessimo avuto Bagnoli non so come sarebbe andata a finire”.

DIEGO ARMANDO MARADONA

“Normale che un calciatore della mia stazza fisica soffrisse con i campioni dal baricentro basso. Con Diego mi accomuna l'esordio in serie A in Italia io nel Verona e lui nel Napoli. Lo affrontai alla prima di campionato 1984-85 riuscendo ad annullarlo con una marcatura molto attenta. Gli sono stato addosso senza mai commettere falli cattivi, ma cercando di giocare sull'anticipo. E lui l'ha sempre riconosciuto riempendomi di complimenti. A lui mi lega un aneddoto legato al sorteggio antidoping della finale mondiale in Messico. Non riusciva a fare pipì e allora bevo un sorso di birra e poi gliela passo. Un gesto che ha apprezzato molto visto che, sino al 2002, ogni Natale mi è arrivato a casa un suo biglietto d'auguri”.

LO SPOGLIATOIO DELL’HELLAS VERONA 1984/85

“Arrivo in ritiro, entro negli spogliatoi e vedo un tipo, piuttosto corpulento, seduto su una sedia. Pensai fosse un massaggiatore. Ma ben presto mi accorgo che quello è il portiere Claudio Garella. Aveva una pancia pronunciata e pensai che quell'anno sarebbe stata dura per noi difensori. Con il tempo mi sono dovuto ri-credere. Non solo Garella riuscì a perdere 7-8 chili in un mese, ma resta uno dei più forti estremi difensori con cui abbia giocato assieme. Quella squadra e i tifosi gialloblù mi sono rimasti dentro e devo ringraziare il mio procuratore Volker Schmidt che conosceva il presidente del Verona e della Canon, Ferdinando Chiampan, ed era anche l'agente della punta danese Elkjaer spinse per il mio ingaggio nella serie A italiana che allora era davvero il campionato più importante in Europa. Trovai ragazzi eccezionali come il folletto Galderisi, il regista Di Gennaro, l'inesauribile stantuffo Fanna, il terzino di spinta Luciano Marangon, il libero Roberto Tricella o l'odontotecnico Volpatiha dichiarato a Il Tirreno, il panzer gialloblu campione d’Italia 1984/85, <strong>Hans-Peter Briegel</strong>.

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Commenti

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Leggenda !!!

17/11/2025 12:38

berto trapola

berto trapola

uomo vero prima che calciatore! eternamente grati!

17/11/2025 13:37

GOLDRAKE

GOLDRAKE

Grande persona!

17/11/2025 14:38

Theo

Theo

Allenamento e corsa 3 ore al mattino e 3 ore il pomeriggio...Ho detto tutto questi passavano insieme una giornata intera! Ah dimenticavo raccoglieva patate e dava da mangiare ai maiali i primi anni in Bundesliga, significa sudore sacrificio lottare sempre e pensare di non essere mai arrivati con il continuo pensiero fisso di migliorare! Si era creato un gruppo famiglia dal magazziniere al mister e ai tifosi stessi una sinergia tale da far diventare campioni dei ragazzotti a tutti sotto valutati e sconosciuti un impresa epica. Sono tremendamente triste per non averla vissuta e invidio voi Veronesi che avete avuto l'occasione di viverla quella cavalcata inarrestabile!

17/11/2025 23:04

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