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Volpati: “Orgoglioso del Verona di Juric. Ha riacceso i tifosi dell’Hellas dopo anni difficili”

di Hellas Live

Pubblicato il : 3 Aprile 2020 - 10:31

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Nella quotidiana finestra sul profilo Instagram di Hellas Live (ore 18) gradito ospite una delle eterne leggende dell’Hellas Verona, Domenico Volpati.

Dal 1982 al 1988, 236 presenze e 12 reti in gialloblù.

”La priorità è la salute e quindi anche i vertici del calcio si devono adeguare a questa situazione. È un momento  drammatico in alcune parti del paese. Decidere per una data è illusorio, nessuno può garantirla ma la priorità va data sicuramente ai campionati. Poi si penserà alle coppe. Ricordando anche che i contratti scadono al 30 di giugno, un altro problema da tenere ovviamente in considerazione. Bisogna vedere se si potrà andare allo stadio magari con le mascherine o con meno pubblico. In questi giorni ho sentito Fanna che ha parlato con Venturati (ex preparatore atletico gialloblù, ndr) e gli ha detto che ci sono grossi problemi per ripartire. Ma al tempo stesso dico che si puó ripartire viste le rose attuali che sono molto ampie, a differenza nostra che giocavamo in 15 più 2 primavera. Un problema mentale penso non ci sarà per gli atleti: dopo questo periodo di clausura forzata, avranno voglia di ripartire e correre tanto - spiega Volpati - La mia avventura in gialloblù è stata stupenda,  grazie ad un allenatore che mi ha cercato e voluto tantissimo. Pensate che avevo già deciso di smettere con il calcio per laurearmi in medicina, ma Bagnoli mi disse di stare tranquillo e che ci avrebbe pensato il buon Mascetti al mio trasferimento a Verona. E così è stato. Arrivai dal Brescia nella stagione 1982/83, un anno straordinario dove giocammo il calcio più bello dei miei 6 anni a Verona. Eravamo una squadra spettacolare con Dirceu e Fanna davanti, Marangon sulla fascia solo per citarne alcuni. E da quell’anno è iniziata una fantastica storia che è durata ben sei campionati e che mi ha legato alla città e ai colori gialloblù, dove siamo riusciti a perdere poco ed a vincere tanto. Il rapporto con Bagnoli? Inizia alla Solbiatese nei primi anni ‘70. Arrivó nel 1972 e mi cambió di ruolo, da attaccante divenni centrocampista. Dalla Solbiatese mi portò poi al Como, dove trovai Guidetti e Fontolan. Le nostre strade per qualche anno si divisero, io andai prima al Monza, poi al Torino di Pulici e Graziani ed infine al Brescia. Ma l’anno successivo dalla mia esperienza non certo esaltante visto il risultato finale con le rondinelle, mister Bagnoli mi volle al Verona. Dove arrivarono anche due mie vecchie conoscenze come Guidetti e Fontolan. E qui faccio un parallelo, una similitudine, tra Bagnoli e Juric, perché anche l’attuale allenatore dei gialloblù ha avuto la forza e la possiblilità di avere giocatori scelti da lui e che aveva già allenato (Gunter, Veloso, Lazovic, ndr) e questo è un aspetto, credetemi, fondamentale - sottolinea Volpati - Sono orgoglioso di questo Verona perché la società non ha toppato quest’anno, anzi, ha fatto le scelte giuste. Ha imbroccato l’allenatore a differenza di altri anni dove si era sofferto tanto. C’erano delle mancanze ed erano evidenti tanto che la città si era scollata dall’Hellas Verona. Ci sono stati anni bui mentre adesso i tifosi si sono ringalluzziti. Lo stato d’animo, adesso, è come quello dei miei tempi e la cosa mi fa davvero piacere. La mia carriera? La mia fortuna è stata quella di non infortunarmi e di avere una bellissima empatia con i miei compagni di squadra. Empatia che dura da 35 anni coi “ragazzi” dello scudetto con cui mi sento spesso via whatsapp. A distanza di anni, c’è ancora l’armonia di quegli anni tra di noi e la cosa è bellissima. In quel periodo importante della mia vita ho avuto la fortuna di incontrare persone di spessore, tutti ragazzi che ti hanno dato e lasciato qualcosa. E questo è un aspetto molto importante che va ben al di là del risultato sportivo. La forza di quella squadra, anche per voi veronesi che venivate a vedere gli allenamenti e ci seguivate ovunque, era il valore delle persone e di quello spogliatoio. Trenta su trenta in campionato l’anno dello scudetto? Come Garella e Tricella, anche se con l’Udinese entrai gli ultimi 10’ poiché ero stato male in settimana ma Bagnoli mi volle comunque portare in panchina. Uno dei giocatori di quei fantastici anni di cui si parla poco è Ferroni, un grandissimo difensore. Dirceu? Aveva una qualità indiscutibile, da apprezzare sia in partita che in allenamento. Un ragazzo di una simpatia unica, sempre sorridente, il  classico brasiliano. Purtroppo sotto pressione di procuratori ha fatto scelte diverse, a differenza mia che ho dedicato tutto alla causa dell’Hellas”. 

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